(XXⁿ) Sfumature di Donne di Scienza

Blog Detail Image

(XXⁿ) Sfumature di Donne di Scienza

L’evento è organizzato dal Molecular Biotechnology Center, Dipartimenti di Biotecnologie Molecolari e Scienze della Salute dell’Università di Torino in collaborazione con CentroScienza Onlus e rientra nell’ambito delle Settimane della Scienza sostenute dalla Compagnia di San Paolo.

Un ONE-WOMAN-SHOW dal tono leggero e divertente: un viaggio nel tempo per divertirsi imparando e scoprendo 20 scienziate eccezionali. La messinscena esalta con umorismo e energia le storie di queste donne per (ri)scoprire insieme che: L’intelligenza non ha sesso!

Da Hollywood, con l’attrice e inventrice Hedy Lamarr, a Monte Palomar con l’astronoma Vera Rubin, passando attraverso la Grecia di Ipazia, il periodo delle “streghe”, quello delle prime donne laureate o insegnanti... Dal fascino dell’atomo, alle implicazioni etiche delle “forbici” del DNA... per arrivare ai nostri giorni. 

Il messaggio principale di cui “Sfumature di donne di Scienza” si fa promotore riguarda proprio il pregiudizio che spesso, ancora oggi, etichetta le ragazze come poco dotate o poco interessate alle materie scientifiche e in particolare alle scienza “dure”, la matematica, la fisica, la chimica.

L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria.


Gianluca Minuto intervista Sara D'Amario


Il One-Woman-Show di giovedì sera, XX Sfumature di Donne di Scienza, punta a mettere in luce che l’intelligenza non ha sesso. Ecco, che cos’è per te l’intelligenza? E quanto conta, se conta, il genere quando si tratta di essa?

Per me l’intelligenza è l’unione di sensibilità, attenzione, volontà e capacità di concentrazione. Il genere non conta, credo ci siano tanti tipi di intelligenza e, per me, le differenze tra loro sono dovute alle diverse percentuali di sensibilità, attenzione, volontà e concentrazione presenti in ognuno, indipendentemente dal sesso.


Cosa ti ha suscitato la preparazione di questo spettacolo? Che cosa pensi si debba aspettare il pubblico? 

La preparazione di questo spettacolo mi ha suscitato tanta gioia, una grande eccitazione intellettuale durante la fase di studio e scrittura e mi riempie il cuore ogni volta che lo recito. Spero che il pubblico si aspetti di vedere e ascoltare qualcosa che li incuriosisca e diverta.


Da Hedy Lamarr a Ipazia, lo spettacolo attraverserà il tempo alla riscoperta delle donne che la scienza l’hanno cambiata, ampliata, amata. Come pensi sia cambiata, se è cambiata, la percezione delle donne nei confronti della carriera scientifica?

Molte hanno superato il pregiudizio che in parte ancora definisce le donne come meno portate per le materie scientifiche, si sono emancipate dal ruolo di “angelo del focolare” e hanno perseguito la loro strada intraprendendo una carriera scientifica. Questo non significa che abbiano smesso di essere angeli del focolare, ma che fanno i salti mortali per conciliare vita privata, figli, e il fuoco per la Scienza. Altre non ce la fanno a liberarsi dal pregiudizio e da quel modello totalizzante e noi tutti dobbiamo aiutarle e sostenerle perché non rinuncino alla loro passione, al loro sogno di realizzarsi nella scienza (e non solo, anche negli altri campi professionali).


Com’è stato il tuo rapporto con le materie scientifiche? Dai banchi di scuola alla tua carriera da attrice, e anche di scrittrice, quanto ha inciso la dimensione scientifica?

Ho frequentato un fantastico liceo linguistico sperimentale, in cui facevamo anche molta matematica, fisica e chimica, oltre alle lingue straniere. Il mio rapporto con queste tre materie è stato buffo: loro sembravano volersi sottrarre alla mia comprensione (facevo molta fatica con la matematica e la fisica, andava meglio con la chimica) ma io non accettavo di non capirle, quindi avevo escogitato uno stratagemma: studiarle tre volte più delle altre materie o comunque finché non mi entravano in testa! All’università, la Scienza ed io ci siamo allontanate, ho scelto Lettere Moderne e mi sono laureata in Storia del Teatro, in Drammaturgia. Ci siamo ritrovate quando ho iniziato a scrivere questo spettacolo insieme al mio co-autore, il regista Francois-Xavier Frantz, e ho scoperto che la mia mente, crescendo, probabilmente si era rilassata e accoglieva le materie scientifiche con più facilità. È stata una sorpresa bellissima, come ritrovare vecchie amiche con cui si erano interrotti i rapporti senza un vero perché. A quel punto ne ho approfittato e mi sono messa a studiarle di nuovo per scrivere Magnetic, un romanzo in cui l’elettromagnetismo è uno dei tre protagonisti.


Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Fabiola Gianotti. Sono solo tre delle moltissime donne italiane che rappresentano un’eccellenza scientifica del nostro Paese a livello internazionale. Tra l’Italia e l’estero trovi ci siano differenze per opportunità di carriera e formazione scientifica quando si parla di donne?

Sì, trovo ci siano delle differenze evidenti, ma sono quelle che possiamo osservare tutti dall’esterno, notando che all’estero sembra meno complicato per le donne accedere ad una carriera scientifica; tuttavia credo che solo le Donne di Scienza possano davvero raccontarcele con precisione, dall’interno. Tra l’altro, proprio Fabiola Gianotti sarà probabilmente tra le Donne di cui parlerò nel prossimo spettacolo (sempre con François-Xavier Frantz come co-autore e regista), che non sarà sulle Donne di Scienza, in realtà, ma su altri tipi di donne... È una sorpresa.


Il lockdown per la recente pandemia ha messo tutti noi di fronte a una realtà: la ricerca scientifica è essenziale per le prossime sfide dell’umanità. Ritieni che questa situazione possa appianare ulteriormente il divario tra uomini e donne nella scienza?

Da quello che ho letto sulla formazione dei comitati scientifici interpellati, non mi pare di aver visto grandi segni di cambiamento... Questo non significa che le donne non abbiano lavorato e non stiano ancora lavorando per tutti noi per capire e debellare anche questo virus, ma lo stanno facendo con discrezione, senza clamori, nell’ombra, concentrate.


C’è un nesso, secondo te, tra arte e scienza? 

Assolutamente sì. Per me hanno due aspetti fondamentali in comune: creatività e disciplina.


Per finire, durante lo spettacolo di giovedì sera qual è il personaggio che interpreterai in cui più ti sei immedesimata?

Non amo parlare di immedesimazione, preferisco considerare le attrici e gli attori come strumenti sensibili e logici, che si prestano per dare vita a personaggi e storie.

Amo tutte le Donne di cui racconterò la vita e le scoperte, difficile scegliere la preferita (come è stato difficile sceglierne 20 tra le oltre 200 che ho studiato per scrivere lo spettacolo); per alcune però, do vita anche a personaggi che le hanno sostenute o ostacolate e allora mi diverto ancora di più. 


Alcuni momenti dello spettacolo





Per informazioni e prenotazioni:
settimane@centroscienza.it - Tel. 011 8394913